venerdì 10 febbraio 2012

Aspettando la neve....

Un altro di questi giorni che chiamo "neri".
Ormai mi credo pazza o stupida. Ma sara' solo la solitudine, il dolore, la paura...
A volte mi sento cosi' forte, e poi viene un altro colpo a togliermi il fiato.
Da qualche settimana non piangevo. E due giorni fa non ce l'ho piu' fatta.
Sono scoppiata in lacrime... ho pianto a lungo - il cuscino e' diventato bagnato. e non ho smesso finché non ho lasciato uscire tutta la frustrazione e tutto il grido d'aiuto. Un grido silenzioso.

Come faccio ad andare avanti? Ma vado avanti?
Come chiamare questa vita - praticamente solitaria. Lontana dalla mia terra, dalla mia madre malata, dalla mia casa.
Come poteva essere diverso senza le malattie, le paure, la solitudine. A volte la rabbia contro tutto questo mondo mi consuma. e poi mi dico che e' bello il mondo. Che non posso avercela con lui. Che non posso lamentarmi. E devo stringere i denti e dirmi: aspetta, forse domani....

Si, io sono venuta qua, per vivere da sola, quasi un anno e mezza fa. Per scappare dalla routine che mi consumava, per dare le spalle al passato. Il passato che faceva cosi male.
I ricordi di mio padre malato, della sua morte ingiusta. Di mia madre malata. Della vita in un piccolo paesino e sempre lo stesso lavoro - io ormai una donna adulta, che dentro ero rimasta una bambina piena di sogni e a volte cosi' sorprendentemente ingenua.
Ma c'era anche un altro motivo: LUI. Dopo tanti anni di una relazione a distanza, senza senso, in cui mi sono lasciata perdere completamente sono rimasta da sola. Sola io, ma non lui.
Il dolore fisico di saperlo stare con un'altra persona non mi lasciava respirare, mangiare.
E cosi la mia decisione rimandata da sempre: venire a Roma. Viverci. E sognare il nostro rincontro.
Certo, la cosa più importante era anche poter sentire tutte le responsabilita' della vita.
Non c'era più nessuno che poteva farmi da mangiare. La spesa, la lavatrice, me le dovevo fare da sola.
Non e' stato facile, ma la soddisfazione ne e' valsa la pena.
La mia autostima frantumata e' diventata quasi un pezzo nuovo.
La nuova realta', le tante cose da fare - persone nuove, speranze nuove.

Ma in tutto questo c'era nascosta la stessa depressione. Lo stesso senso di alienazione. LE stesse domande " Perché?"./

Da piu di cinque anni la mia salute mi fa scherzi inspiegabili. E' cominciato dalla sparizione delle sopracciglia, poi problemi di schiena, e poi finalmente i capelli.
Nel frattempo ho perso mio padre. Mia madre ha fatto la lotta con lo stesso brutto male che e' stato solo l'inizio di altri disturbi e preoccupazioni.
So che se solo avessi la salute, mi sentirei meglio. Il fatto che nessuno sa spiegarmi cosa mi succede e' la cosa più terribile. Da qualche anno perdo i capelli, adesso ne ho pochi, fini fini, li taglio sempre corti. e non riesco più a riconoscere la ragazza del passato.
Nei periodi quando sogno di diventare calva, non dormo, giro con la faccia pallida, trattengo le lacrime in metro, per strada... E parlo solo con me stessa. Perché non ho amici qua. Non c'e' una persona di cui potrei fidarmi. Il mio telefonino e' morto. So bene che ogni festa, ogni week end, rimarro' da sola. E tutti i contatti che ho fatto, cosi promettenti all'inizio, non sono durati più di uno o due incontri.
Mi sto chiedendo la solita domanda: cosa c'e' in me? Perché e' cosi? Perché ogni piccola speranza che ho viene uccisa... Perché le malattie...
Non mi sento più una donna. Guardo tutte le donne con le loro chiome nere, foltissime, lunghissime... e vedo i miei capelli fini, sottili, pochi, morbidi come seta, corti. Vedo la mia faccia senza sopracciglia che le davano vita, la rendevano interessante, mostravano emozioni. Mi vedo sempre peggiore.
Nelle mie passeggiate lunghissime, con la macchina fotografica in mano, oppure un libri, mi nascondo dagli sguardi altrui, mi sento nessuno, mi sento inutile.
Ma non e' sempre cosi. A volte la voglia di vivere vince tutte le paure. In giorni cosi vado nei miei negozi preferiti, provo i vestiti belli, sorrido, ascolto la musica dalle cuffie. Ma sono giorni quando i capelli sembrano un po più folti - in quel periodo corto, prima che ricadano di nuovo.

Il colpo più forte e' LUI. Con cui siamo tornati di nuovo d'estate. E la mia vita ha avuto un colore. Ho avuto un senso. Un senso in piu'. Facevo la spesa non solo per me, aspettavo la sera non piu' solitaria, mi svegliavo non piu' da sola. Parlavo. Sentivo la mia voce che faceva domande alle quali arrivavano delle risposte.
Ringraziavo a Dio, e non volevo nient'altro.
Lui conosceva le mie malattie, sapeva tutto del mio passato. E nonostante tutto ci siamo ritrovati.
Ma quando sei troppo innamorato, rischi di perdere tutto.

Adesso sono rimasta da sola. Di nuovo. Non esiste un modo di parlargli. Sono diventata io la persona non grata. La consapevolezza di essere annientata e' la cosa più brutta. Ed eccomi che mi sto annientando io, che mi sto rovinando. Da sempre crudele con me stessa, da sempre mendicante di sentimenti, di poter appartenere a qualcuno o qualcosa. Di far parte.
Io che sono cosi solitaria. Sono stata accusata di non aver altra vita tranne quella con lui. Io che sto sempre a cercare cose nuove, che ho molti interessi, che mi incuriosisce tutto.

Oggi e' uno di questi giorni neri. Ho dovuto buttarlo fuori da me, se no gridavo ad alta voce in queste mura.
Ho preso qualche pasticca calmante. E da giorni che la tachicardia mi toglie il fiato e mi fa tremare le mani.
Non so se e' un altro segnale di qualcosa di brutto che sta per arrivare, come e' successo cosi tante volte.

Oggi mi sento calva. E non ho la forza di fare niente. Leggo "Due di due" di De Carlo. Un libro e' sempre stato il modo migliore per non pensarci. Posso non muovermi per ore intere consumata dalla realta' finta.
Cade la sera, stiamo aspettando la neve. Un'altra serata solitaria... Cerco di sopravviverla....
Forse domani il mondo sara' tutto bianco....

Nessun commento:

Posta un commento

BlogItalia - La directory italiana dei blog